Il capolavoro di Pirandello, a cura di Paolo Montanari. In quest'opera, dalla sconcertante modernità, troviamo un uomo insoddisfatto e depresso: ossessionato dal sé che vede riflesso negli occhi degli altri, dà una spallata alla sua vita per riconquistare la propria identità. Trova la via di fuga nella natura, nella spoliazione dai beni materiali, e in una sana solitudine. "C'è una maschera per le famiglie, una per la società, una per il lavoro. E quando resti solo, resti nessuno". Secondo Luigi Pirandello, la realtà non ci appartiene, appartiene a mille "altri" che ci incasellano nella versione di noi stessi che percepiscono, andando a negare la vera identità di ognuno. Nell'opera si trova una precorritrice vena ambientalista: anche gli alberi sono vittime, ingabbiati e obbligati a crescere in città, dove l'uomo decide di collocarli: "Forse gli alberi, per crescere, hanno bisogno di silenzio". Questo romanzo di Luigi Pirandello rappresenta in maniera molto abile la crisi d'identità dell'uomo del Novecento, il quale rasenta i limiti della follia.